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“La nuova vita di Erika e Omar dopo il carcere per l’omicidio di Novi Ligure”: oggi sono liberi, ma corrono un grosso rischio

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Sono passati venti anni da quel lontano 2001, quando Erika e Omar divennero noti alle cronache.

A quell’epoca Erika aveva 16 anni e Omar un anno in più. I due giovani fidanzati uccisero in maniera premeditata la madre della ragazza Susanna, e il fratellino undicenne. Si, Erika e Omar avevano premeditato il tutto. Vittima del delitto doveva anche essere il padre della ragazza, Francesco De Nardo, ingegnere e dirigente dell’azienda dolciaria Pernigotti. Ma i due giovani fidanzati all’ultimo lasciarono perdere perché Omar si era ferito ad una mano durante l’efferato delitto precedente.

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Erika e Omar
Photo Credit: La Repubblica

A venti anni di distanza da quei tragici fatti che fine hanno fatto Erika e Omar?

Nel 2010, Omar venne scarcerato grazie all’indulto e alla buona condotta, Erika uscì di prigione un anno dopo. Ad appena dieci anni da quel tragico delitto i due fidanzatini sono usciti dal carcere. Omar, il cui vero nome è Mauro Favaro, ha cominciato una nuova vita. Si è sposato ed ha un figlio, e lavora in un bar. Mentre Erika si è laureata con lode in Lettere moderne scrivendo una tesi su ‘Socrate e la ricerca della verità negli scritti platonici’.

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La ragazza lamenta tutt’oggi la difficoltà a trovare un lavoro a causa dei suoi precedenti. In un’intervista rilasciata al settimanale Oggi, Don Mazzi che ebbe la possibilità di seguirla presso la sua comunità rivelò: Erika ha una nuova vita, si è sposata. Ha maturato la giusta consapevolezza sulla tragedia, quella che permette di continuare a vivere. Il padre è stato molto importante in questo processo”. All’epoca dei fatti fece scalpore l’atteggiamento del padre di Erika che perdonò la figlia per il massacro della villetta di Novi Ligure . “Mi sei rimasta solo tu”, aveva detto in lacrime papà Francesco alla figlia Erika durante una udienza del processo.

L’ingegner De Nardo ha riaperto la casa dove Erika e Omar colpirono la mamma e il fratellino della ragazza. Ha cancellato dalle pareti e dai muri l’orrore di quegli istanti ed è tornato a vivere in quella casa. Ed ha cercato sempre di sostenere il percorso di recupero della figlia, sopportando con un amore incredibile la tragica perdita della moglie e del piccolo fratellino.

Il rischio di nuove condanne per un passato sempre “presente”

Omar invece è incappato nel 2016 in un’altra grana giudiziaria. Si è reso protagonista, insieme al padre, di un’aggressione ai danni di un giornalista. L’uomo aveva tentato di intervistare Omar nel bar di Acqui dove lavora e venne allontanato in maniera decisa. Per nell’episodio padre e figlio sono stati processati.

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“Uscito dal carcere, Omar (ndr) cercò di ricostruirsi una vita ‘normale’, lavorando insieme al padre. Ma poi cominciò l’assedio di telecamere e macchine fotografiche. Secondo la denuncia del giornalista, Omar e Maurizio Favaro a un certo punto reagirono con impeto. Accusa provata, per il pubblico ministero che, ieri, ha chiesto la condanna a sei mesi e mezzo per il figlio e a dieci per il genitore”. (Fonte Caffeina)

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