È arrivato un Daspo a Stefano Puzzer, il pacifico portuale di Trieste promotore delle iniziative contro il Green Pass.
Puzzer era arrivato a Roma nella giornata di ieri ed aveva allestito un banchetto in Piazza del Popolo. Il motivo lo aveva spiegato ai cronisti lui stesso: dopo l’incontro avuto a Trieste con il Ministro Patuanelli, Puzzer attendeva una risposta da parte del Governo. Risposta che, a suo dire, non è mai giunta. Spingendolo così ad andare a Roma in attesa che qualcuno, come da accordi, rispondesse formalmente alle richieste del Comitato promotore contro il Green Pass.
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Foglio di via a Stefano Puzzer
La risposta non si è fatta attendere, e a Stefano Puzzer è arrivata l’intimazione a lasciare Roma entro le ore 21 della giornata di oggi, 3 novembre. La misura contiene un ordine di via obbligatorio che ordina a Puzzer di non poter tornare nella Capitale per un anno. La vicenda di questo portuale è rimbalzata alle cronache nell’ultimo mese diverse volte. Stefano Puzzer era il portavoce dei portuali di Trieste, ed aveva lanciato insieme ai colleghi la protesta contro l’obbligo del Green Pass per poter accedere ai luoghi di lavoro. In seguito allo sgombero forzato del Molo 4 della città giuliana, Puzzer si era dimesso dal Comitato dei portuali portando comunque avanti la sua battaglia.
Ed in questa veste era stato ricevuto dal Ministro Patuanelli, triestino anch’egli, in una riunione tenuta nella Prefettura 2 settimane fa. In quella sede Stefano Puzzer, oltre a contestare il decreto del Green Pass, aveva chiesto al Governo le scuse ufficiali per come era stato sgomberato il presidio del porto. Le immagini dei lavoratori seduti e fatti oggetto di idranti avevano fatto il giro del web, suscitando scalpore ed indignazione.
L’arrivo a Roma e la nota ufficiale
Fatto sta che risposte ufficiali non ne sono arrivate, e così Puzzer ha pensato bene di arrivare a Roma. E solo nella giornata di ieri gli è giunta la nota ufficiale: Daspo con intimazione a non poter tornare a Roma per un anno.
Stefano Puzzer torna così a Trieste, ma non sembra intenzionato a desistere. Il movimento da lui creato si chiama: la gente come noi non molla mai.