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Omicron 2 arriva in Italia e preoccupa gli esperti: 8 sintomi della variante a cui prestare attenzione

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Omicron 2 è già arrivata in Italia; si tratta di una nuova variante, caratterizzata da un’alta contagiosità. Contro le più rosee previsioni, dunque, si sta diffondendo un’ulteriore variante del Covid-19, anche se in maniera circoscritta rispetto ad altri Paesi, circa una quarantina, dove risulta essere presente. Tuttavia, emerge un problema aggiuntivo, ossia la non rilevabilità della variante.

Omicron 2 è presente attualmente, in maniera molto forte, in Danimarca ed Asia, mentre qui da noi si sta cercando di frenarne la diffusione. Ci sono alcuni indici che permettono di farsi un’idea di tale infezione, considerando i principali sintomi che essa comporta. Rispetto alla variante Delta, non si registrano frequenti danni all’olfatto ed al gusto, ma in ogni caso, anche i sintomi di Omicron 2 non vanno sottovalutati.

Non si esclude una probabile maggior diffusione anche di questa sottovariante di Omicron BA.1, ossia di quella base, in quanto tale virus si sottrarrebbe anche all’immunità originata dal vaccino, come dichiarato da Seppo Mori, insegnante di Immunologia presso l’Università di Helsinki. Tuttavia, sempre a detta del docente, Omicron 2 non sarebbe più pericolosa dell’infezione da cui si è originata, mediante la trasformazione del gene ORF1ab.

Omicron 2 meno pericolosa

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Omicron 2: meno pericolosa ma con otto sintomi da non sottovalutare

Omicron 2 comporta una serie di sintomi che possono fungere da campanello d’allarme per ulteriori accertamenti. La nuova variante, ”ancora largamente minoritaria”, come affermato da Carlo Federico Perno, responsabile di Microbiologia del Bambin Gesù di Roma, comporta: congestione nasale, mal di testa, eccessiva sudorazione, in particolare nelle ore notturne, dolore alla zona lombare e stanchezza.

Non si escludono anche dolori muscolari in generale e mal di gola. Come precisato da Carlo Federico Perno, pur essendo circoscritta la diffusione di Omicron 2”Questo è un campo in tale evoluzione che il dato cambia rapidamente. In altri Paesi ce n’è un po’di più. Ma per quel poco che sappiamo, non c’è una selezione evidente che privilegia BA.2 rispetto a BA.1 e alla variante originaria.”.

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Senza cadere in facili allarmismi, dunque, non bisogna abbassare la guardia di fronte alla nuova variante, ancora al vaglio degli esperti. Di sicuro, la lotta al Covid-19 e alle sue varianti non può considerarsi ancora una partita chiusa.

 

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