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Coronavirus, i 3 sintomi per riconoscere Omicron e distinguerla dal raffreddore

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La variante Omicron va distinta dal semplice raffreddore per diverse ragioni. Ovviamente, per avere una diagnosi precisa, è necessario sottoporsi al tampone, meglio se molecolare. Diverse volte si è parlato dell’alta contagiosità di tale variante, ma è necessario anche individuare i campanelli d’allarme che possano far ritenere di essere positivi al virus.

Tuttavia, c’è un nuovo sintomo, relativo alla variante Omicron, che è stato messo in luce nel Regno Unito, in seguito ad alcuni studi condotti su pazienti ritenuti positivi al virus. Procediamo con ordine nell’individuare quali siano gli elementi caratterizzanti di questa variante che si sta diffondendo a macchia d’olio rispetto alla comune influenza che, allo stesso modo, si diffonde annualmente in questo periodo.

La variante Omicron comporta una sintomatologia particolare, caratterizzata dalla perdita del gusto e dell’olfatto e dalla comparsa, generalmente di un mal di testa molto forte. Ma non è tutto; Omicron si caratterizza anche per un sintomo del tutto nuovo che la allontana dal comune raffreddore. Tale conseguenza è stata oggetto di studio da parte del sistema sanitario inglese. Vediamo, nello specifico, di cosa si tratta.

Variante Omicron 1

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Variante Omicron: il sintomo considerato dagli inglesi ”terrificante”

La variante Omicron comporta un sintomo che, come riportato da ”The Mirror”, si verifica ”quando una persona non può muovere i muscoli perché è in modalità sospensione, mentre il cervello è attivo. Può colpire le persone in qualsiasi fase del sonno e, talvolta, causare allucinazioni come la sensazione che qualcuno ti stia spingendo verso il basso.”.

Il fenomeno è stato definito ”paralisi terrificante”. È opportuno anche accennare alla polemica, innescatasi in questi giorni, relativa all’affidabilità dei tamponi. In merito si è detto che i tamponi rapidi avrebbero una sensibilità molto bassa, per cui il loro utilizzo non darebbe certezze in merito all’essere o meno positivi. Addirittura l’affidabilità di alcuni tamponi è stata associata al ”lancio di una moneta”, come dichiarato da Nino Cartabellotta, presidente della fondazione ”Gimbe”, ai microfoni di RTL 102.5.

Cartabellotta ha anche sconsigliato di ricorrere al tampone a vaccinati che stiano bene, onde non saturare il sistema. ”C’è stata una corsa ai tamponi, forse eccessiva nel corso del periodo natalizio, inevitabilmente questo sta saturando anche il problema del testing”, ha chiarito il presidente di ”Gimbe”. A onor del vero, però, va precisato che il tampone molecolare avrebbe un’attendibilità pari al 95/97%, mentre l’antigenico o rapido intorno al 70%.

 

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