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“Non ha detto la verità”, la procura di Bergamo smaschera Roberto Speranza che finisce sotto accusa per errori e ritardi nella prima fase della pandemia

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La politica italiana trema, dopo il polverone attorno al ministro Roberto Speranza reo di aver pronunciato delle false dichiarazioni, come reso noto dal procuratore capo di Bergamo, Antonio Chiappani, che ha guidato l’indagine avviata per ricostruire errori e ritardi nella prima fase della pandemia. Da quanto riferito da Chiappani al Domani: “Il ministro Speranza non ha raccontato cose veritiere anche questo dovremo valutare”.

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Delle pesanti ombre avvolgono anche il verbale nel quale, il capo dell’Istituto superiore di sanità, Silvio Brusaferro avrebbe detto di non aver mai letto prima del maggio 2020 il piano pandemico redatto del 2006 e non applicato in Italia per gestire il Covid-19, malgrado contenesse indicazioni utili contro virus influenzali sconosciuti. È esplosa così una vera e propria bufera nel mondo politico dopo i dettali emersi sull’indagine della procura di Bergamo aperta dopo che sono state raccolte le denunce da parte dei familiari delle vittime, un caso che si è allargato coinvolgendo anche Roma e Ginevra. Un caso che vede il coinvolgimento di sei indagati con l’accusa di “epidemia colposa e falso” in riferimento al focolaio di Bergamo ed in Val Seriana.

Roberto Speranza indagini della procura

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Le verità non dette da Roberto Speranza: le indagini della procura

Ma il ministro Roberto Speranza è finito nell’occhio del ciclone anche per la vicenda scottante del dossier Oms scritto da Francesco Zambon ma poi ritirato, che ha fatto gridare all’intrigo internazionale visto il coinvolgimento non solo del ministero della Salute italiano ma anche della Cina e dell’Oms. Il titolare del dicastero della salute risulterebbe accusato di aver fatto pressione per ritirare il report dove si parlava di una risposta improvvisata e caotica nella gestione del Covid in Italia. Si aggiungono poi le polemiche attorno alla mancata consultazione del piano pandemico italiano del 2006, che anche senza aggiornamenti conteneva delle valide indicazioni per affrontare l’epidemia, ma la task force del ministero non lo ha usato preferendo stilare un nuovo documento sulla base degli scenari epidemiologici di Stefano Merler.

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Una situazione complicata snodata dalle indagini dei pm bergamaschi, coordinati da Maria Cristina Rota. Dalle voci da analizzare figura dunque il dossier Oms con le insinuazioni legate alle chat di Speranza e Brusaferro che rivelerebbero come il dicastero avrebbe tentato di dissolvere il rapporto, facendo pressioni sull’Oms, con Speranza che ha ribadito la scelta di ritirarlo presa in autonomia; ma le conversazioni rivelerebbero che l’Italia ha cercato di non ripubblicarlo. Un carteggio che fa sospettare che Speranza fece pressioni per non pubblicare il dossier e che ha mentito al Parlamento ed ai giudici. Una posizione che potrebbe prevedere l’inscrizione del ministro nel registro degli indagati per false dichiarazioni.

Sono tante le domande su cui si interroga la procura e che ruotano attorno alla decisione di Speranza di non adottare il piano pandemico antinfluenzale del 2006, malgrado l’avviso dell’Oms di mettere in pratica le misure di sanità pubbliche e sorveglianza dell’influenza, un appello analogo a quello fatto dal direttore dello Spallanzani, Giuseppe Ippolito che aveva invitato la task force a fare affidamento su quello stesso documento adeguandolo alle linee guida dell’Oms. Dopo aver ascoltato Speranza, Conte ed i vertici del ministero, il procuratore Chiappani ha dichiarato che il ministro della Salute non ha raccontato la verità e se ha mentito dovrà rispondere sul piano penalistico e civilistico.

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