Dopo diverse proroghe si appresta a finire la tregua fiscale prevista durante il contesto pandemico, un risvolto che espone al rischio i contribuenti che potranno subire azioni esecutive o cautelari tra cui i pignoramenti sui conti correnti. Dopo la pace fiscale stabilita dal Governo durante l’emergenza da Covid, a partire dal 15 dicembre 2021 ripartono le notifiche delle cartelle di pagamento per i contribuenti in ritardo con la retribuzione delle rottamazioni e del saldo.
Dopo una lunga fase di congelamento si ripropone l’incubo dei pignoramenti, come conseguenza diretta del ripristino degli scenari precedenti alla tregua fiscale. Lo spettro degli espropri torna così a perseguitare i contribuenti italiani che non hanno saldato i debiti nei confronti dell’Agenzia delle Entrate, né hanno provveduto a pagare le riscossioni dovute per tributi quali: Imu, Tari, bollo auto.
“Addio tregua fiscale”, torna l’incubo dei pignoramenti sui conti correnti
Dopo una prima proroga della scadenza delle rate, prevista per lo scorso 30 novembre, il Parlamento ha pattuito ancora un’altra proroga. La scadenza dell’Erario è stata stabilita per il 14 dicembre e dal giorno successivo chi non regolarizza la propria posizione dovrà aspettarsi le relative azioni sanzionatorie. Tra gli scenari prefissati vi è anche il rischio di pignoramenti sui conti correnti degli italiani, una misura concordata dall’Agenzia delle Entrate senza però la necessità di autorizzazioni giudiziarie.
In pratica all’Erario spetterà solo il compito di notificare l’atto al contribuente interessato, e dalla data di notifica il soggetto ha a disposizione 60 giorni per pagare i suoi debiti. Si precisa che il pignoramento costituisce l’atto attraverso il quale si attua formalmente l’esecuzione forzata, che rappresenta la procedura con la quale il creditore fa prevalere i propri diritti nei confronti del debitore, senza chiedere però il suo consenso.