Caso Samantha D’Incà, in coma vegetativo a 30 anni, il Tribunale autorizza la famiglia a staccarle la spina: “È un atto d’amore”

È arrivata la sentenza da parte del tribunale di Belluno sulla vicenda che coinvolge la 30enne in coma vegetativo irreversibile da 11 mesi, che vive dal 4 dicembre 2020 attaccata ad una spina in una Rsa di Belluno. La famiglia di Samantha D’Incà, originaria di Feltre, ha rivendicato con forza il diritto di poter decidere sulla giovane finita in coma in seguito ad un’operazione di frattura alla gamba. Il padre di Samantha sarà nominato il 10 novembre amministratore di sostegno della figlia, e potrà richiedere l’interruzione delle cure e la sedazione della 30enne in coma.

Leggi anche: “L’Europa dichiara guerra ai no-vax”, l’Austria annuncia il lockdown per i non vaccinati mentre la Germania minaccia di non curarli: ecco cosa sta accadendo nelle ultime ore

Una sentenza tanto attesa dai genitori di Samantha che hanno commentato: “Finalmente ci hanno creduto e ci concedono questo atto d’amore. Soffrire, a volte, è peggio che morire”. Sono passati più di 11 mesi da quel maledetto 4 dicembre 2020 quando loro figlia è caduta in un sonno profondo dal quale non si è più svegliata, spingendo papà Giorgio e mamma Graziella ad affrontare una battaglia per accompagnare la figlia verso una dolce morte, mettendo fine alla sua agonia.

Il tribunale autorizza la famiglia della 30enne a staccarle la spina

La giovane si era fratturata un femore alla fine del novembre 2020 e dopo un intervento di routine era ritornata a casa, ma subito aveva iniziato a lamentare dolori e gonfiori su tutto il corpo. Una situazione che l’ha costretta ad un ricovero d’urgenza, poi le sue condizioni sono precipitate fino a quando il 4 dicembre del 2020 è entrata in coma. I medici ipotizzano che il suo quadro clinico sia peggiorato per il sopraggiungere di un’infezione batterica.

Leggi anche: “Via libera all’utilizzo della pillola anti Covid”: considerato un importante strumento per combattere la pandemia, il farmaco è stato approvato nel Regno Unito

Come deliberato dal giudice tutelare del tribunale di Belluno, il padre di Samantha D’Incà è stato autorizzato e decidere sul suo destino. Si tratta ad oggi di una sentenza senza precedenti su una questione che negli ultimi anni ha infuocato i dibattiti dell’opinione pubblica ossia il fine vita. Anche se Samantha non ha lasciato un biotestamento scritto, si era più volte confrontata con i suoi genitori su tale tema esprimendo la sua volontà di non fare ricorso all’accanimento terapeutico: “Mia figlia non avrebbe mai voluto vivere così, ricordo le sue parole quando in tv scorrevano le immagini di Eluana e Dj Fabo […]”.

Dopo aver saputo dai medici che la figlia non ha nessuna possibilità di riprendersi, i suoi genitori hanno deciso di accompagnarla verso la morte intraprendendo una lunga battaglia. “Abbiamo perso tante battaglie ma alla fine abbiamo vinto la guerra. Aveva ragione mio marito: finché avremo respiro, diceva, lotteremo per la dignità e il rispetto che Samantha merita” – queste le parole della signora Graziella. Dopo l’autorizzazione del procuratore di Belluno e del Comitato etico, il padre della giovane nel ruolo di amministratore di sostegno chiederà l’interruzione delle cure e la sedazione di sua figlia.

Chiara Lovani: