Da parte dei nostri connazionali in Sudafrica arrivano le prime testimonianze relative alla diffusione della variante Omicron, e di come si sta affrontando la situazione. Corrado Passi, originario di Verona, che dopo aver svolto la professione di medico per vent’anni, fa lo scrittore a Cape Town, ha fotografato il contesto in cui vive. “Qui siamo tutti allibiti di fronte alla decisione dell’Italia di vietare i voli in partenza dal Sudafrica e dagli Stati vicini. Non ci capacitiamo del perché il mondo sia in preda a questa isteria per la variante Omicron che, è vero è stata scoperta qui, ma nulla è scientificamente provato rispetto alla sua maggior pericolosità: è una delle mutazioni del Covid di cui è pieno il mondo, non ci sono numeri ed effetti tali per giustificare la messa in mora dell’Africa”.
Ribadendo quindi che la situazione dei contagi è sotto controllo, Passi che tornato a Verona alcune settimane fa ha segnalato che la diffusione del Covid è peggiore in Italia rispetto a Città del Capo, pur sottolineando dei nuovi focolai dovuti dalla variante Omicron in Sudafrica. “Non credo che tanto terrorismo sia corretto. Oggi almeno non lo trovo giusto, poi vedremo come andrà a finire” –ha spiegato il nostro connazionale che ha svelato di essere amareggiato per la situazione.
La diffusione della variante Omicron in Sudafrica: la testimonianza dei nostri connazionali
Analizzando il quadro pandemico Corrado Passi ha detto: “La percentuale di vaccinati è più bassa di quella europea, ma per compensare c’è una attività di screening e di test che ci permette di monitorare la circolazione dell’infezione e di tenerla sotto controllo. Al di là delle notizie fuorvianti, in Sudafrica c’è una tradizione medica di prim’ordine e il Covid non presenta focolai maggiori che altrove: come è successo con l’Hiv, ora con l’Omicron passa il messaggio che siamo la cassa di risonanza importante per le nuove emergenze virologiche, ma non è così”.
Con tono polemico Passi ha criticato l’atteggiamento di chiusura che ha portato a bloccare i voli ed a puntare il dito contro il Sudafrica: “Possibile che si ostracizzi un Paese quando non è successa la stessa cosa con le varianti inglese, brasiliana, indiana? […] Qui siamo tutti molto tranquilli”.
La sua testimonianza è affine a quella data da Riccardo Schena, ingegnere civile che da 8 anni vive a Città del Capo dove lavora in uno studio internazionale di architettura: “[…] Le statistiche relative al contagio che, da diverso tempo a questa parte, nella Repubblica del Sudafrica sono basse. In una scala d’allarme che va da uno a cinque siamo fermi al livello uno, quello meno preoccupante. […] Le restrizioni sono ridotte al minino, l’unica attenzione richiesta è quella di indossare la mascherina nei locali al chiuso, dopo aver misurato la temperatura […]”.
Ma i due connazionali hanno però rimarcato una criticità: a Città del Capo la copertura vaccinale è alta tra i benestanti a differenza del basso livello di immunizzazione nei villaggi più poveri. Per questo la diffusione della nuova variante, che si è diffusa nelle vicinanze di Johannesburg, corre veloce. In Sudafrica poi per promuovere la vaccinazione il sistema sanitario pubblico ha deciso di far pagare le cure a chi si ammala di Covid.