Le pensioni minime stanno per ricevere un considerevole aumento, all’indomani dell’operato del Governo Meloni. Non a caso, il Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetto, ha firmato, il 9 novembre, un nuovo decreto che comprova ciò. Prima di vedere cosa statuisce, nello specifico, la nuova disposizione, va sottolineato come essa possa risultare gradita a coloro che, anche alla luce degli attuali aumenti in bolletta, facciano fatica ad arrivare a fine mese.
Perché é previsto un aumento delle pensioni minime? Non é altro che l’adeguamento di esse all’andamento dei prezzi, cosa che può comportare un considerevole aumento delle pensioni minime; in sostanza, si attua la cosiddetta perequazione. Dunque, bisogna capire chi avrà diritto a ciò ma, soprattutto, in che misura. In termini di percentuale, abbiamo un +7,3%, in base ai dati ISTAT disponibili fino alla data del 3 novembre 2022.
Va precisato che gli aumenti delle pensioni minime non saranno tutti uguali, dato che la perequazione viene applicata su differenti fasce di reddito. In poche parole, abbiamo il 90% dell’inflazione per quelle pensioni comprese tra 4 e 5 volte il trattamento minimo. Ci sono, poi, altri casi che vanno considerati nello specifico; vediamo quali.
Pensioni minime: un aumento che fa comodo a molti italiani dopo il rincaro delle bollette
Le pensioni minime, dunque, sono in aumento, per cui si prevede il 75% dell’inflazione per le pensioni oltre 5 volte il trattamento minimo. Avremo, infine, il 100% dell’inflazione per le pensioni fino a 4 volte il trattamento minimo. Cosa significa tutto ciò in parole povere? Che il 7,3% decresce all’aumentare dell’assegno. Va precisato anche che la perequazione non va applicata ai redditi da lavoro, per cui, per avere un aumento, i lavoratori dovranno attendere il rinnovo del contratto.
Continuando ad esaminare la situazione dell’aumento delle pensioni minime, avremo che si andrà da 2.102 a 2.627 euro, cioé tra quattro e cinque volte il minimo, fino al 6,57% che corrisponde al 90% del 7,3%. Al di sopra, invece, si scenderà al 5,475%, corrispondente al 75% del 7,3%, con un prelievo marginale dell’IRPEF.
Vediamo, in termini pratici, come si atteggia l’aumento delle pensioni minime. In sostanza, anche se con un anno di ritardo, i pensionati potranno ricevere un considerevole aumento, se considerato al termine dell’intero anno. Se consideriamo solo il trattamento minimo, andiamo da 525,38 a 563,73 euro, corrispondente ad un aumento mensile di 38 euro. A fine anno avremo 500 euro, se calcoliamo le tredici mensilità. Dunque, si tratta di un aiuto non trascurabile in tempi di crisi economica e rincari in bolletta. Se consideriamo che qui non c’é alcun prelievo IRPEF, bisogna convenire sul fatto che l’aumento secco costituisca un vantaggio non da poco.